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Una delle più frequenti risposte ricevute quando propongo di usare un software rispettoso della privacy è che quel software è “inutile perché non lo usa (quasi) nessuno“.
E’ pericoloso affidarsi ad una certa scelta (ad esempio un software come whatsapp) solo perché la sua posizione di dominanza sul mercato la rende più “comoda”.
Conformarsi con la scelta della maggioranza, per comodità a scapito della ragionevolezza, può portare a conseguenze catastrofiche (un esempio un po’ estremo ma evidente é l’emergere di una dittatura, come il fascismo in Italia). Pensando a questo, quando qualcuno dice che installare una App è troppo impegnativo, mi chiedo cosa sarebbe stato disposto a fare in circostanze ben più impegnative, come nella lotta dei nostri nonni contro il Nazifascismo.
Più teniamo ad una certa relazione e più dovremmo essere attenti a proteggerla. Se osservate la frequenza delle vostre comunicazioni, noterete che le persone che contattate più spesso sono quelle con cui avete un rapporto più essenziale. Convincendole ad usare software rispettosi della privacy avrete tutelato sia loro che la maggior parte delle vostre comunicazioni.
Quando ho cominciato a informarmi sul problema della tutela dei dati personali, ero l’unico tra i miei conoscenti ad usare alcune applicazioni attente alla privacy. Convinto dell’importanza di questa battaglia, ho continuato a informarmi e discutere di questo argomento con amici e colleghi, e ad insistere sui suoi aspetti essenziali. A due anni da quel momento, oltre 60 tra i miei contatti più frequenti usano un software come Signal, con il quale scambio oltre il 95% dei messaggi istantanei.